Quando si torna sulla terra degli antenati

Sabato 12, luna piena di luglio, e domenica 13 i savioresi ed i loro amici sono tornati, per il settimo anno consecutivo, sulle “Montagne di là”, “Mucc’ de l’aitoer”, in saviorese, infatti ha questo significato. Montagne al di là della terra dove normalmente si vive, la Val Saviore appunto perché si trovano, oggi nella Regione autonoma del Trentino, ma fino al 1918 erano nel Regno Austroungarico e di proprietà dei mandriani di Saviore lo sono dal 1400. Si narra e sono documentate battaglie cruente, nel corso dei secoli: i trentini hanno segato le zampe ad alcune mucche? I savioresi hanno fatto bollire nel siero di latte due pastori trentini. Anche questa dura realtà abbiamo l’obbligo di ricordare se vogliamo capire il motivo che ha spinto i cittadini di Saviore nell’autunno del 2007 a respingere l’offerta della Provincia autonoma di Trento di acquisto dei circa 1000 ettari di loro proprietà, e l’offerta era decisamente allettante: più di sei milioni di euro. Quante piccole comunità hanno la forza di difendersi dai pericoli dell’economia globalizzata con la consapevolezza che il valore della terra è indefinitamente maggiore di quello del denaro? E’ l’anima indigena ritrovata a permettere questo: “La storia non si vende” c’è scritto sullo striscione che i savioresi ed i loro amici espongono orgogliosamente durante la rievocazione della transumanza ed è il ritorno sulla terra degli antenati a rinnovare il legame, da un lato con il passato, dall’altra con le generazioni future ed i loro diritti. Per il secondo anno ha partecipato anche il Geshe Lha Tenkiong, monaco tibetano originario della Regione del Kham nel Tibet orientale. La sua presenza rappresenta un terzo legame, dopo quello con il passato e con il futuro, quello con i popoli delle montagne ed è interno al “Dialogo Spirituale-un popolo aiuta un altro popolo” che comprende i Lakota Oglala della Riserva di Pine Ridge in Sud Dakota (USA). Al lago di Campo, sulla via del ritorno, il Geshe Lha ha fatto il “Fuoco sacro che nutre gli esseri senzienti e i Signori della montagna”, è un antico rito, risalente alla spiritualità tibetana originaria, sciamanica e animista del Boen Po. Sul fuoco viene bruciato del cibo ed il profumo che si sprigiona è nutrimento dello spirito prima che del corpo; non è l’assenza di nutrimento spirituale l’elemento più devastante e pericoloso del mondo industrializzato? Ha costruito anche dei meravigliosi “Ometti”, i segnavia tipici delle montagne himalayane, il nostro Geshe Lha; pietra su pietra indicano la via sottile, prima di quella materiale e diventano: “Le case degli spiriti buoni della montagna” che proteggeranno il cammino di chi verrà dopo di noi. italo

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