Faust e la Foresta Nera
Pare sia nato intorno al 1480 e che si sia fatto chiamare dr. Joerg Faust da Heidelberg, ma un Johan Faust risulta laureato il 15 gennaio 1509 all’Università di Heidelberg, mentre visse nel primo trentennio del cinquecento, nell’età della riforma e della conquista del Nuovo Mondo, un personaggio destinato a diventare subito leggendario e a dare il suo nome a racconti, drammi, romanzi e scenari per marionette il suo nome era Georg Faust. Dai ricordi dell’umanista e riformatore Filippo Melantone (1497-1560), anch’egli studente all’Università di Heidelberg, emerge un incontro con Faust nel 1530 a Wittemberg ed il nome del villaggio natale di Faust: Knittringen nel Wuertenberg. Non è possibile essere più precisi, si sa solo che a Gelnhausen il dotto abate Johannes Trithonius evitò di incontrarlo e ricevette un biglietto da visita dove si qualificava Magister Georgius Sabellicus Faustus junior-fonte dei negromanti, astrologo, mago propiziatore, chiromante, aeromante, piromane e urologo. Oltre a Goethe la vicenda del dr.Faust si è offerta ad opere come quelle di Christopher Marlowe o di Gotthold Ephraim Lessing, fino a Paul Valery e a Thomas Mann.
La Foresta Nera è la terra di Faust, è il mitico luogo d’origine dei Celti (nel secondo millennio A.C., fra il Reno e il Danubio) ed è sul confine interno dell’Europa, quello tra mondo anglosassone e latino. Ricca di sorgenti termali molto apprezzate dai romani che vi hanno lasciato consistenti tracce della loro presenza, così viene descritta: “a volte andavamo nella Foresta Nera, dove i boschi scuri, odorosi di funghi e di resina, che colava dai tronchi in lacrime ambrate, erano intersecati da torrenti ricchi di trote, sulle cui rive sorgevano le segherie. Di tanto in tanto ci spingevamo fin sulla cima delle colline da cui, nell’azzurrina lontananza, il nostro sguardo abbracciava la valle del rapido Reno, le sagome color lavanda dei Vosgi e le guglie della cattedrale di Strasburgo.” (Da “L’amico ritrovato”, di Fred Uhlman). “Si erge verso il cielo con la stessa naturalezza di un albero”, dice Goethe della guglia principale della cattedrale di Strasburgo ed è qui, come sull’opera di Shakespeare e Calderòn de la Barca, che fonda la sua poetica romantica. Cercheremo, attraverso la lettura di alcuni brani significativi del Faust goethiano, di penetrare nel cuore, non solo fisico, dell’Europa e di condividere anche l’idea goethiana di viaggio:”Quel che per ora sta a cuore a me, è d’arricchirmi di quelle impressioni sensibili che non danno né i libri né i quadri. Per me l’importante è di prendere ancora interesse a ciò che si agita nel mondo, di mettere alla prova il mio spirito d’osservazione, d’esaminare fino a qual punto arrivino la mia scienza e la mia cultura, d’essere sicuro che il mio occhio è lucido, limpido e puro…” Dal “Viaggio in Italia” di Wolfgang Goethe.
(Le notizie su Faust sono tratte dall’introduzione al Faust goetiano di Franco Fortini, Mondadori editore 1990.)
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.